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ACHTUNG!

QUESTO BLOG NON È UNA TESTATA GIORNALISTICA. NON VIENE AGGIORNATO PERIODICAMENTE, QUINDI NON RAPPRESENTA UN PRODOTTO EDITORIALE EX L.62/2001

Queste sono le regole...

martedì 28 dicembre 2010

MY DINNER WITH ANTHRAX

Magari...una cena di San Silvestro con Scott Ian, Dan Spitz, Frank Bello, Charlie Benante e Joey Belladonna...

Il video è un pezzo della diciottesima puntata della sesta stagione di Married With Children, serie tv made in U.S.A., moooolto white trash e poco red neck.

La canzone che eseguono Scott Ian e soci prima di spaccare tutto è In My World, di cui lascio poi il video originale.


Zio Robbo




giovedì 23 dicembre 2010

ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS...HOLLIE FROM MANCHESTER!

Proprio così. Odio il Natale. Sarei felice di afferrare il Natale alle spalle. Tramortirlo e dargli fuoco, cospargendolo di benzina, prima. Dopo averlo, però, inchiodato al pavimento. Anche al Capodanno riserverei un bel trattamento: gli taglierei la gola o vorrei avere la soddisfazione di essere il boia che lascia andare la lama della ghigliottina e vede la testa mozzata del Capodanno rotolare giù dal palco. Grand Guignol. Al Ferragosto...mmmhh...è talmente inutile che gli sparerei in faccia: con un due canne caricato a pallettoni.

Sarei solo felice di trovare sotto l'albero Hollie Peers from Manchester, la ragazza rivelazione per il 2010 della Page 3 del Sun, il miglior tabloid britannico in circolazione...poi segue quella monnezza stampata di Nuts.

Lascio l'incipit di Manhattan, stupendo film di Woody Allen. In lingua originale. Segue la stessa versione di Londra, con la voce fuori campo densa di un accento cockney...if Woody Allen was born in London...forse odierei meno il Natale se lo potessi trascorrere a NYC o Londra...l'unico mio desiderio, dopo Hollie From Manchester, è farmi ibernare criogenicamente per qualche millennio e sperare di risvegliarmi in un pianeta popolato da grotteschi scimpanzè umanoidi...


Zio Robbo From The Block






mercoledì 15 dicembre 2010

V - VISITORS

Come ho già ripetuto ad nauseam, nell'attuale momento storico mi sento come nella celebre serie tv che è il titolo del post odierno, e di cui lascio la sigla. Mi sento come Marc Singer/Mike Donovan e i suoi compari della Resistenza e della Quinta Colonna. Fantasia o Realtà?

Dopotutto, i Visitatori erano venuti in pace e volevano solo un po' d'acqua, come il classico seltz che si richiede come accompagnamento a un caffè, quando ci si reca al bar.


Quindi: perché preoccuparsi?


Zio Robbo



mercoledì 10 novembre 2010

VAI VIA



Non vorrei passare per il disfattista di turno. La simpatia che provo per Saviano e Fazio è sempre stata minima, ma dopo aver visto in tivvù questa pubblicità, ho capito solo che i due signori di cui sopra non sanno scrivere perché con il giusto accento. O sbaglio? Magari esiste una regola che permette una licenza poetica quando si scrive per uno spot, su una lavagna, in stampatello. A me pare che il Savia - no nazional - popolare utilizzi una specie di apostrofo, come una lacrima sulla grammatica. Fazio, quando non impegnato con meteorologia e affini utilizza invece l'accento grave al posto di quello acuto. Qualcuno dell'Accademia della Crusca può darmi torto, per cortesia? Cancellerò, nel caso, il post, sostituendolo con blogghissime e pubbliche scuse.

Vi ricordate Adriano Celentano? Era il 1987, la trasmissione Fantastico 8. Celentano, vegetariano e amico degli animali (chissà se gli animali lo vorrebbero come amico, va senza dire), in pieno referendum sull'attività venatoria invitò gli italiani a scrivere sulle schede elettorali (ignaro di causare la nullità delle stesse) La caccia e contro l'amore. Scrisse lo slogan su una lavagna, dimenticando l'accento sulla e. Vi ricordate?

A me sembra di essere sullo stesso piano (basso).

Le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile.



Zio Robbo




domenica 31 ottobre 2010

OGNISSANTI

Ultimo post di ottembre dedicato alla festa anglosassone più praticata nello stivale, dopo l'ancor più inutile Capodanno o notte di San Silvestro.

Omaggio al film di Carpenter.

Letture consigliate: Lunar Park di Bret Easton Ellis, Le notti di Salem di Stephen King, L'ipotetica assenza delle ombre di Massimo Padua.

Creepy!

Black cats and goblins and broomsticks and ghosts.
Covens of witches with all of their hopes.
You may think they scare me. You're probably right.
Black cats and goblins on Halloween night.
(Trick or treat!)


Zio Robbo



venerdì 22 ottobre 2010

LA PRIMA VOLTA (FA SEMPRE MALE)

Ricordate con chi avete fatto sesso la prima volta, nella vostra vita? Molti salteranno su: si dice con chi avete fatto l’amore o con chi siete andati a letto! Me ne frego, e ripeto: ricordate con chi avete fatto sesso la prima volta, nella vostra vita? La sottile differenza tra amore e sesso proprio non la comprendo. Forse perché non so definire quella brutta cosa con un bel nome che viene chiamata amore; il sesso è quello che è, e il porno è solo l’esibizione di quello che avviene tra le lenzuola.

Era il mese di marzo del 1993. Avevo sedici anni. Con i compagni di classe eravamo diretti in gita a Strasburgo e Baden Baden. Sul bus rimasi in disparte a leggere e guardare il paesaggio. Gli altri si stracciavano di alcool e canne. Mi ero portato più libri che vestiti. Riuscii a leggere La lunga marcia all’andata e L’uomo in fuga al ritorno, entrambi di Richard Bachman. I compagni di classe erano tutti con capelli lunghi, chiodo e scarpe da basket e il me stesso di allora, ragazzetto rasato a zero come uno skinhead, con anfibi e felpe a buon mercato veniva un po’ ghettizzato. Non ci badavo. Rimasi estasiato di fronte a un cielo che mi sembrava diverso da quello che vedevo ogni giorno, chiuso in una sorta di eterno ritorno quotidiano, nella provincia torinese dove abitavo da sempre.

Il trattato di Maastricht stava diventando realtà. Provai la sensazione, per la prima volta, di sentirmi europeo. Europeo. Europeo. Nonostante il razzismo di inglesi, francesi, olandesi e tedeschi nei confronti di noi italiani (Italiani? No grazie!), nonostante la consapevolezza che addirittura spagnoli e irlandesi fossero più avanti di noi anni luce, il gusto dell’ Europa colpì tutti noi, al Parlamento Europeo di Strasburgo. Razzismo a parte.

A Baden Baden andò meglio. Nell’ostello dove alloggiavamo, mentre i soliti compagni dai capelli lunghi e chiodo si stracciavano ad alcool e canne, incontrai Salma. Era in gita con le compagne di classe. Capelli lunghi e neri, carnagione scura, culo abbondante e tette grosse, era l’incarnazione dello stereotipo femminile che da sempre ha turbato i miei sogni.

Viveva a Berlino. Quando ancora c’era il Muro, aveva avuto la fortuna di abitare nella parte occidentale della città. Mi raccontò che a dodici anni era lì, insieme a migliaia di altre persone, quando il Muro era caduto. Avevo solo ricordi televisivi offuscati dell’evento. Lei lo aveva visto dal vivo. Aveva vissuto, respirato la Storia.
Parlavamo in un inglese scolastico pessimo, per capirci, e ci prendevamo in giro parlando ognuno la propria lingua.
Pendevo letteralmente dalle sue labbra. Suo padre era di origine turca; la madre tedesca di Berlino. Mi spiegò cos’era un kebab, una cosa nuova ed esotica per me ma che lì era una consuetudine, visto che il padre gestiva una catena di fast-food di kebab.


Mi basta chiudere gli occhi, oggi, a distanza di anni, per ricordare la pronuncia dura di Salma, i capelli lisci e neri da sembrare blu e, soprattutto, le tette.
Ci eravamo baciati e abbracciati sulla funivia che solcava gli alberi della foresta nera, Schwarzwald; alle Terme di Caracalla, dove eravamo andati con le rispettiva classi, a vederla in costume, con tutta quella roba in mostra e che Salma non si vergognava affatto di mostrare, avevo faticato a nascondere un’erezione spaventosa che mi tormentava; poi c’era stata l’ultima serata.


Ci univa l’ascolto degli Ugly Kid Joe. Con me avevo portato il nastro di America’s Least Wanted, lei indossava la maglia di As Ugly As They Wanna Be. Altro che amore a prima vista.
Quell’ultima sera, dopo aver passato quasi due giornate e mezzo incollati l’uno all’altra, imbracciò la chitarra di una sua compagna e attaccò a suonare e cantare Cats in the cradle, che è una cover di un certo Chapin rifatta anche da Johnny Cash, una ballata che tratta di un padre che non ha mai tempo da trascorrere con suo figlio e intanto gli anni passano e i legami si sfaldano. Eseguì il pezzo in maniera sublime, tanto bene che mi vennero le lacrime agli occhi e quando passò a Busy Bee, altra ballata dell’album America’s Least Wanted implorai tra le lacrime di smetterla, già odiavo le ballate (DALLABNIKUFESIN!) ma quella sera, cantate da lei, mi facevano stare davvero male perché ero consapevole che dal giorno dopo saremo diventati di nuovo due ragazzi stranieri e certe cose a sedici anni ti ammazzano dentro e sapevo di essermi affezionato a lei e mi sarebbe mancata tantissimo e.


Venne il sesso. Dopo le lacrime. La prima volta fu un mezzo disastro. La seconda volta andò un po’ meglio. La terza non avrei mai smesso. La cultura dei pornaletti servì a poco. Mi mancò il respiro quando vidi per la prima volta un essere umano femminile in carne e ossa e per giunta nuda. Le tette. Le gambe. Il sorriso verticale, lì, spalancato davanti a me. Cominciai a sudare tantissimo. Non sapevo dove infilarlo con precisione. Col tempo sono diventato un fan assoluto del sesso orale, starei tutto il tempo a leccare passere e farmi succhiare l’uccello, ma quella volta certi orpelli mancarono: sarebbe stato richiedere davvero troppo al collaborazionismo.


Non chiedetemi perché non ci scambiammo gli indirizzi. A quei tempi non c’erano telefoni cellulari, Internet, e-mail. Si stava (forse) meglio, e la felicità non ci veniva data dalla tecnologia, ma sapevamo costruircela. Bastava una maglietta, una canzone, i capelli lisci e neri da sembrare blu di una coetanea di Berlino conosciuta in gita scolastica.
Dopotutto, non si vive neppure una volta.





mercoledì 20 ottobre 2010

THE END (FAITH NO MORE # 10)

Dopo il post di ieri, terribile solo per i link a due belle canzoni (ma si sa che il copyright su YouTube è elitario quanto la cultura del Circolo dei Lettori, F.U.C.K.), oggi la versione live di un pezzo zarrissimo della altrettanto zarrissima Lady Gaga a opera dei FNM, per concludere il loop dei video del gruppo di San Francisco.

Enjoint!

Federica Tommasi (pardon, Zio Robbo)



martedì 19 ottobre 2010

FORECLOSURE OF A DREAM

Zio Robbo è tornato. Vorrebbe parlare di tante cose, robe, situazioni. Di come lui, La Firma Cangiante e Mrs. Martinelli siano stati trattati a pesci in faccia durante l'incontro con Mr. Bret Easton Ellis, relegati in uno stanzino in differita video con la sala adiacente, solo perché i posti in prima fila sono andati a quei paraculi della Scuola Holden e affini, come ha raccontato la Firma Cangiante qui; di come sia assurdo che la cultura sia così elitaria, quando vengono spesi trecentomila euro mensili dei contribuenti per fare incontri in palazzi settecenteschi che non garantiscono il posto a chi non ha le giuste italiche conoscenze; di come le biblioteche non abbiano più fondi e non possano nemmeno comprare più libri; di come allo sciopero nazionale dei Metalmeccanici Zio Robbo abbia capito che i più duri di tutti siano gli operai, e lui era circondato di rivoluzionari che sono tali solo davanti a un cocktail nel locale più trendy dei Murazzi, tanto papi e mami pagano, chissenefotte, godiamoci questa gita a Roma; di come sia dispiaciuto di non aver ancora recensito due romanzi come L'ipotetica assenza delle ombre e Il contrario di tutto; di come vorrebbe finire il primo manoscritto di cui ha gia dato un centinaio di pagine all'editore Voras; di come si sente triste e depresso, il più delle volte.

Visto che quella merda di YouTube rompe il cazzo, ecco i link a due video che ho sognato stanotte.

Enjoy.


Zio Robbo

venerdì 8 ottobre 2010

TWILIGHT ZONE

Mi riesce difficile parlare di Twilight Zone, serie tv nota nello stivale con il titolo Ai Confini della Realtà. Una serie televisiva nata nel 1959 e che per cinque stagioni, fino al 1965, entrò nell'immaginario televisivo americano e mondiale. Difficile per la complessità dell'opera.

Negli anni ottanta venne ripresa in una nuova versione (a colori), grazie all'interessamento di Steven Spielberg. Tra gli autori anche Stephen King, che ha dedicato alla serie classica un capitolo del suo saggio sull'horror intitolato Danse Macabre.

Di sicuro la serie targata anni ottanta era decisamente inferiore alla prima. Di molti episodi vennero proposti come remake e altri arricchirono la lista dei nuovi classici. Molti episodi mi terrorizzarono letteralmente, quando ero bambino. L'uomo ombra, Lo Show di Zio Diavolo, Quarantena, La nonna (da un racconto di King) e soprattutto I serpenti della notte, dove un reduce del Vietnam, ossessionato dalle ombre dei suoi compagni morti, li fa rivivere come zombi che assaltano lo sperduto fast-food dove ha trovato rifugio nella classica notte buia e tempestosa.

Nel 1983 Joe Dante, John Landis, Steven Spielberg e George Miller omaggiarono la serie anni sessanta con un film diviso in quattro segmenti più un prologo iniziale, di cui solo il primo segmento è una sceneggiatura originale. Gli altri sono remake, più o meno riusciti a parte il quarto, di Landis, che è bellissimo. Il regista propone il classico Nightmare at 20,000 feet (da un racconto di Richard Matheson), in cui uno squilibrato, a bordo di un aereo (nella serie tv originale era interpretato da William Shatner, il capitano Kirk di Star Trek) esce ancor più fuori di testa quando da un oblò vede un gremlin che sta sabotando un' ala dell'aereo.

Lascio i primi (quasi) otto minuti del prologo del film, sempre a firma del geniale Landis. Dan Aykroyd interpreta un autostoppista che sarebbe meglio non far salire in auto.

La volete vedere una cosa che fa veramente paura?

Enjoy.

Zio Robbo


« C'è una quinta dimensione, oltre a quelle che l'uomo già conosce. È senza limiti come l'infinito, e senza tempo come l'eternità: è la regione intermedia tra la luce e l'oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l'oscuro baratro dell'ignoto e le vette luminose del sapere. È la regione dell'immaginazione, una regione che si trova...ai confini della realtà. »



martedì 28 settembre 2010

THIS IS NOT AN EXIT



"L’odore del sangue penetra nei miei sogni, che sono, nella maggior parte dei casi, terribili: un transatlantico in fiamme, l’eruzione di un vulcano alle Hawaii, la morte violenta di quasi tutti gli inside trader della Salomon, James Robinson che mi dà una fregatura, io che torno al collegio, e poi a Harvard, e morti che camminano per strada. I miei sogni sono un’infinita serie di incidenti d’auto e disastri aerei, sedie elettriche e macabri suicidi, siringhe e pin up mutilate, dischi volanti, jacuzzi di marmo, granelli di pepe rosa. Quando mi sveglio in un bagno di sudore freddo sono costretto ad accendere il televisore a megaschermo per coprire i rumori provenienti da chissà quale cantiere aperto ventiquattrore su ventiquattro. Un mese fa c’è stato l’anniversario della morte di Elvis Presley. Scorrono le immagini di incontri di football, col volume tenuto al minimo. Sento scattare la segreteria telefonica, una volta, due. È tutta l’estate che Madonna urla: - Life is a mistery, everyone must stand alone…”


Punto di partenza: ho sempre rifiutato la visione dell’adattamento cinematografico di American Psycho. Christian Bale nei panni del protagonista, Patrick Bateman, può risultare davvero azzeccato. Da un punto di vista strettamente personale preferisco immaginare Bateman con il faccione yankee dell’autore, Mister Bret Easton Ellis. In varie interviste lo stesso Ellis ha dichiarato che Patrick Bateman gli è stato ispirato dalla figura del padre, Robert. Come confessa anche nelle prime pagine di quel mirabolante gioco di specchi che è Lunar Park, pubblicato nel 2006.

A me piace immaginarlo come nella foto che lascio a principio post/recensione odierno. Braccia conserte, volto truce e occhiali da sole fascianti.
Ellis = Bateman. Anche qui un altro gioco di specchi. Stranger Than Fiction.
American Psycho, come lo definisce Giuseppe Culicchia in quarta di copertina, è un romanzo terribile e comico allo stesso tempo.
Culicchia ha tradotto il romanzo di Ellis in maniera esemplare, dopo la raffazzonata traduzione della Bompiani, targata anni novanta.
Simon & Schuster, editore di Ellis per Less Than Zero e The Rules Of Attraction, ritardò (forse ad marketing) l’uscita del romanzo a causa di alcune scene pubblicate su alcune riviste che suscitarono l’indignazione di numerose associazioni femminili e difesa dei diritti delle donne. In Germania venne messo all’indice e pubblicato solo nel 2001.

Il pezzo virgolettato a inizio post/recensione è il principio del capitolo Fine degli anni ’80 e credo che esprima al meglio la vera epifania, la reale rivelazione dell’intero romanzo. Incubi, ossessioni, musica, New York. Sangue. Litri di sangue.
Il romanzo narra la vita di Patrick Bateman, giovane e ricchissimo yuppie che vive a Manhattan e lavora, va senza dire, a Wall Street. Ellis descrive l’esistenza gelida e vuota di Patrick che in maniera compulsiva riempie le giornate di sedute dall’estetista, in palestra, cene e aperitivi nei locali più esclusivi di Manhattan. Strisce di cocaina di cui Patrick vede solo l’inizio ma non la fine fanno da contorno agli incontri con i colleghi Price, Van Patten e McDermott. La fidanzata, Evelyn Richards lo adora, così come Jean, la segretaria.

Di lavoro se ne vede poco, tra le pagine. La dorata esistenza di Patrick è solo un modo per cercare di affrontare il gelo interiore che pervade il protagonista. Ossessionato da tutto e tutti. Dal ristorante Dorsia, dove non riesce mai a prenotare un tavolo. Dai biglietti da visita. Dai marchi, brand e griffe che incorniciano i corpi delle persone che lo circondano. A malapena riconosce il viso di chi gli sta intorno, occupato a enumerare le marche di scarpe e vestiti.
La videocassetta di Omicidio a luci rosse di Brian De Palma, vista per ben trentasette volte di seguito. Il Patty Winters Show, talk-show che scandisce con inutili idiozie le mattinate di Patrick.

Bateman è solo un povero imbecille. Una caricatura. Crede di essere il più bello, il migliore, più in gamba di tutti. Mezzo impotente, riesce a farselo rizzare solo a botte di cocaina e film porno.
I dialoghi con i colleghi e le persone che incontra sfiorano il ridicolo. Il talento comico di Bateman è innato. Una comicità involontaria. Per fare un esempio, a una festa di Natale esce fuori dal locale e parla all’autista di una limousine, che lo tratta come un coglione. Bateman si accorge di essere vestito di tutto punto ma si è dimenticato di avere attaccate in fronte un paio di corna di renna. Finte.
Oppure quando incontra Tom Cruise in ascensore ma fa confusione riguardo i film interpretati dall’attore.
Incontri con altri belli e famosi ce ne sono in vari momenti del romanzo: come al concerto degli U2, con un surreale dialogo con il cantante Bono Vox.
La musica, gli hi-fi ipertecnologici, le videocamere sono un'altra ossessione del nostro anti-eroe. Con la sensibilità e il piglio di un giornalista musicale, Bateman-Ellis scrive tre capitoli dedicati ad altrettanti artisti della scena musicale pop-ular anni ottanta: Whitney Houston, Genesis e Huey Lewis & The News. La lucidità con cui affronta gli argomenti musicali rafforzano sempre più l’idea, nel lettore, che Bateman stia uscendo fuori di testa.

Colpa della cocaina? Colpa della palestra? Della pornografia? Del denaro? Della città in cui vive?
New York appare agli occhi di Patrick come un inferno di palazzi giganteschi, di persone che non si fermano di fronte a niente e nessuno, di barboni, tanti, troppi barboni che puzzano e chiedono l’elemosina a ogni angolo di strada, mille luci e altrettante ombre che gli affastellano il cervello saturo di cocaina. Bateman non distingue reale e irreale. Iper-reale è la parola d’ordine, nel suo vocabolario. Una New York da incubo, una città enorme dove Patrick, in lacrime, urla singhiozzando Voglio soltanto essere amato!

La solitudine. Jean, la segretaria, potrebbe salvarlo. Patrick sogna di correre con lei, a Central Park, in una giornata di sole. Una felicità essenziale, semplice, che potrebbe portarlo fuori dall’incubo a occhi aperti che vive ogni giorno.
Pazzia, o meglio follia omicida che lo conduce verso il baratro. Bateman pian piano comincia a uccidere barboni, bambini e ragazze squillo, in un crescendo wagneriano che arriva fino all’orrore puro.
Gli omicidi efferati di diciotto persone e le relative, lucide descrizioni, occupano solo quaranta delle quattrocento pagine del romanzo. Sono quelle che hanno portato scompiglio tra addetti ai lavori e non.
Patrick squarta, mutila, decapita, scrive col sangue sui muri di casa, conserva teste nel frigorifero, divora interiora umane, si cosparge di sangue con cui inzacchera le lenzuola del letto, prova addirittura a cucinare e mangiare una ragazza, una delle tante squillo (ora escort) che si porta a casa.
In una delle scene migliori (o peggiori) del romanzo, dopo aver fatto a pezzi una ragazza, decapita l’altra e, finalmente contento di avere una bella erezione, si porta attaccata all’uccello la testa, leggera, della malcapitata.
Le scene horror sono talmente abominevoli che, come in film quali Evil Dead, conducono chi legge a risate isteriche.

Ellis si è documentato su testi di criminologia per creare, con Bateman, il perfetto Serial Killer Letterario. Verrebbe da dire: il più bel Serial Killer Di Tutti i Tempi.
Alla fine ci si chiede: Bateman compie davvero tutte quelle atrocità? O è solo un modo per farsi notare? I cinesi della lavanderia dove porta a lavare vestiti e lenzuola non dicono nulla, così come la governante che gli pulisce casa da cima a fondo.
Patrick vuole essere amato, vuole essere notato e quindi o è un mitomane o è davvero il Serial Killer Per Eccellenza.

Donald Kimball, un detective, lo interroga e nonostante tutti i tentativi di confessione da parte del protagonista lascia cadere tutte le accuse. La scena è precisa, realistica, quasi cinematografica.
Patrick è sempre più annebbiato. Fuori di testa. Gli sembra di rivedere una delle sue vittime. Si porta un mitra Uzi in palestra. Colleziona vagine.
Intanto gli anni ottanta volgono al termine, ed Ellis ha così scritto il De Profundis di un intero decennio.
Mitomane, Serial Killer, Ritratto Perfetto di un Imbecille, Patrick rappresenta null’altro che il Capitalismo Imperante in una versione non solo metaforica, ma caricaturale. Anni ottanta dorati e bui allo stesso tempo.
Un sistema, quello capitalistico, che divora e distrugge tutto quello che non è omologato, catalogato o griffato. Una perfetta macchina di morte come lo sono solo i killer seriali.

Ellis ha dipinto, con American Psycho, tutto quello che ha odiato in un’epoca dove tutto era permesso a concesso a una classe sociale che possedeva il denaro, Il Capitale, per permettersi qualunque follia e oscenità. Un’oligarchia vuota e pericolosa. Che non è cambiata, negli ultimi venti anni. Che spende guadagni faraonici in modi assurdi. Danneggiando anche il pianeta e riproponendo ciclicamente il problema etico della giustizia distributiva ed ecologico della sopravvivenza dello stesso pianeta Terra.
La metafora sociale e politica di Ellis non è mai tramontata. Patrick Bateman smetterà mai di uccidere?


lunedì 27 settembre 2010

DOVE ERAVAMO RIMASTI? (FAITH NO MORE # 9)

Eccoci. Dall'album che rappresenta il canto del cigno nella produzione musicale dei FNM, con il modesto titolo di Album Of The Year, la canzone Ashes To Ashes.

Se cliccate sul titolo del post, parte il video di Ashes To Ashes di David Bowie. Altra superba canzone.

Poi. Andate a casa e guardatevi le due stagioni di Life On Mars (UK version) e le tre stagioni di Ashes To Ashes. Dimenticate Lost e guardate serie tv con finali degni delle stesse.

Enjoy.


Zio Robbo



venerdì 24 settembre 2010

VIAGGI NEL TEMPO

Tempo presente e tempo passato
sono forse entrambi presenti nel tempo futuro
e il tempo futuro è contenuto nel tempo passato.
Se tutto il tempo è eternamente presente
Tutto il tempo non ha rimedio.


T.S.Eliot



giovedì 23 settembre 2010

SASHA GREY'S (ANATOMY)

Zio Robbo torna con le sue elucubrazioni.

Nel vano tentativo di comprendere le misteriose alchimie che regolano l'universo femminile, mi scontro sempre con gli stessi archetipi. Uno di quelli più interessanti è quello della donna, o ragazza, o femmina che viene abbandonata. Lo ammetto: è una delle mie ossessioni, come Omicidio a luci rosse di Brian De Palma per Mister Patrick Bateman.

Ossessione perché il più delle volte è la Lei di turno ad abbandonare. L'ho già scritto e a costo di diventar noioso lo ripeto: le donne sono molto più in gamba di noi uomini che di solito o siamo uomini di merda o...non so, aggiungete a piacere tutte le varianti da stronzo in poi.

Cadiamo nella sfera dei luoghi comuni: noi uomini siamo poco furbi e quindi incapaci di razionalizzare. Il sorriso verticale femminile diventa come un vizio, anzi una dipendenza, come il fumo da sigaretta o l'eroina e quindi ci trasformiamo in umanoidi incapaci di intendere e volere.

La donna abbandonata. Vuole solo divertirsi. Accipicchia, ha proprio ragione! Usciamo con le amiche, rispolveriamo agendine fitte di numeri e via! A caccia di ragazzi!

Dice: ma scusa, non volevi divertirti (come nella canzone della Cindy Lauper?)
Lei: certo, ma voglio anche INNAMORARMI!

Calma, calma. Cosa cazzo sta succedendo? Divertirsi...innamorarsi...qui c'è qualcosa che non mi torna.

Ecco: le ragazze più zoccole di solito sono quelle che se abbandonate non è che si divertono magari sollazzando i poveri sfigati come Zio Robbo (che è stato sempre tagliato fuori dalla Grande Caccia Alla Fica ), no, loro diventano il Kitsch del Romanticismo, regrediscono al solito stato pre-adolescenziale. Prima si riempivano i Diari Segreti, ora si riempie la Pagina Personale di Facebook di cazzate sull'amore eterno. Il rapporto è poi direttamente e maledettamente proporzionale: più la ragazza è troia (perdonate la volgarità!) più vuol far vedere che non lo è, che lei vuole tornare a spasimare, vuole AMARE!

Per piacere. Fossi donna, e qui lo ripeto a costo di diventare noioso, non mi farei molti problemi a esser più troia (di nuovo! Perdonatemi!) Non la darei via come il pane, ma saprei divertirmi come dico io. Altro che Amore. Le amiche me le porterei a letto, gli amici pure. E nei momenti di solitudine un bel dildo fluorescente risolverebbe ogni cosa. La masturbazione maschile fa cagare, ve lo assicuro. Sono un esperto.

I LOVE PORN GIRLS. Altra ripetizione. Almeno loro, le ragazze del porno, non sono ipocrite.
Pur piacendomi le donne con qualche chilo di troppo (come Billy Bob Thornton in Bad Santa) lascio una foto di Sasha Grey. L'icona del porno popular.

Questione di libertà. Quando si accusa il porno, si accusa la democrazia. Perché la libertà democratica è eccessiva per natura. Non lo dico solo io. Lo afferma, nella Repubblica, Platone.

Quindi, mie care donne sole e abbandonate, divertitevi davvero. Evitate di ricadere nel solito errore. Perché o lascerete il vostro nuovo ganzo, o sarà lui a farlo, se è uno con le palle. Magari perché voi vorrete divertirvi. La ruota continua a girare.

mercoledì 22 settembre 2010

TRAUMA

Dopo alcuni giorni di silenzio, ecco Zio Robbo On The Rocks! Che torna in forma non proprio smagliante.

Stanotte ho fatto un Doppio Sogno, come nella novella dello scrittore Schnitztler. Nel primo ero nella caverna di Platone, nel secondo Matilde, ingombrante personaggio del secondo manoscritto a cui bla e bla e bla si presentava a casa mia vestita metà uomo e metà donna, un androgino perfetto, uscito/a dal Simposio di Platone. Non capivo, nella lentezza onirica del momento, come facesse a sembrare donna e uomo allo stesso momento, lei che se fosse una ragazza da pagina 3 del Sun avrebbe bisogno di due pagine per l'enorme davanzale che si porta dietro. Boh.

Lascio il trailer di Trauma, serie tv che narra di ambulanze, elicotteri e paramedici proletari. Lettura consigliata: I Corpi Neri di Shannon Burke, ISBN edizioni.

Enjoy!


Zio Robbo



venerdì 10 settembre 2010

...SOMETHING COMPLETELY DIFFERENT... (FAITH NO MORE # 8)

Questa volta Evidence, dal disco King For a Day, La Firma Cangiante For a Lifetime (o era Fool For a Lifetime...mah...è lo stesso).

Esempio di quanto i Faith No More non siano mai stai uguali a loro stessi. Di questo disco molti ricordano solo Digging the grave, complice la versione cinematografica del librino Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Brizzi, con annessa canzone nella colonna sonora. Il resto dell'album è tutta un'altra faccenda.

Got a taste of evidence!


Zio Robbo



giovedì 9 settembre 2010

NO GRAZIE...

No grazie, il caffè mi rende nervoso. Film datato 1982, narra in chiave noir nostrana le vicissitudini degli organizzatori del Primo Festival Nuova Napoli, che si trovano a fare i conti con una sorta di Serial Killer dall'improbabile nome di Funiculì Funiculà. La polizia brancola nel buio. Lello Arena veste i panni di Michele, aspirante giornalista, che in una scena memorabile del film farà una tragica intervista a James Senese, che interpreta appunto il sassofonista napoletano.

Altra scena, che lascio in coda al post, è l'incontro (?) di Massimo Troisi, nei panni di Massimo Troisi, con l'omicida (o maniaco, o signor Nervoso...). Colpo di scena finale e comicità assoluta del grande Massimo Troisi.

Enjoy Mr. Nervoso!


Zio Robbo



venerdì 3 settembre 2010

MONORAIL

Visto che la Firma Cangiante li ha linkati, faccio lo stesso, con i Neurz.

In più inserisco il il collegamento al progetto Fenchurch Best Friends, che mi piace molto. La pagina di MySpace è davvero interessante.

Lo è ancora di più il video di Monorail - The Movie, che lascio in coda al post, privando i Faith No More del loro spazio.

Il video e il brano sono un omaggio a uno degli oggetti avveniristici più dimenticati della città di Torino, la monorotaia di Italia '61. Qui il collegamento alla triste storia della monorotaia ALWEG.

Enjoy Monorail!


Zio Robbo



giovedì 2 settembre 2010

GIOCONDA

La canzone che preferisco dei Litfiba. Per un soffio ho perso il loro concerto dal vivo lo scorso luglio, qui a Torino. Il testo di Gioconda sintetizza come ci sentiamo noi maschietti, il più delle volte...il video è kitsch, per carità...ho sempre pensato che Piero Pelù sia l'incarnazione di Randall Flagg.

Se non conoscete Randall Flagg siete dei coglioni fatti e finiti e per rimediare dovete leggere uno dei libri più belli dell'amato e odiato Stephen King: The Stand (in italiano, purtroppo, tradotto come L'ombra dello scorpione...e mi auguro che al traduttore del titolo uno scorpione velenosissimo gli abbia pizzicato la punta del pisello).

Gioconda!


Zio Robbo



mercoledì 1 settembre 2010

WALKING DEAD

Aspetto con una certa ansia il 31 ottobre prossimo venturo per il debutto della series premiere di The Walking Dead, ultima serie del network AMC. Lascio il trailer. Mischia un po' 28 Giorni Dopo, il remake di Survivors e Dead Set e, va senza dire, Romero...

Enjoy, per adesso!


Zio Robbo


martedì 31 agosto 2010

CALL GIRL

Lo ammetto. Senza ombra di dubbio. Fossi bello come Richard Gere o figo come Thomas Jane (il Ray Drecker di Hung) farei anch'io il ragazzo squillo. Farei gestire da una bella pimp (leggi: pappona o magnaccia, in inglese la parola è più carina) le entrate di denaro e la selezione delle femmine da ingroppare. Alla larga le donne troppo sofisticate, quelle con strane idee per la testa riguardo il feticismo estremo e i cessi con braccia e gambe. Sono mica Madre Teresa, no?

Fossi una bella donna, di quelle da schianto, cercherei un pimp (meglio negro, che fa tanto anni settanta) per selezionare la clientela maschile e accoltellare chi non paga o mi fa girare le palle. Cercherei di entrare nel giro della politica, dei parlamentari, del Parlamento Europeo, scaricherei il mio pappone negro e cercherei un'ottima copertura politica. Farei pure delle gang bang politiche.

Non fossi stra-figa riuscirei a puntare anche più in basso, nonostante qualche chilo di troppo, qualche smagliatura, ma un visino da bambola, un bel sorriso e la battuta pronta. Trecento euro a botta, servizi extra non inclusi. Alla larga pensionati bavosi.

Torniamo alla realtà. Non sono una donna e nemmeno Richard Gere. Sono basso, ho la faccia da scimmia e in questi giorni pure raffreddato. Povero Zio Robbo.

Ho fantasticato per lasciare il trailer di Secret Diary of a Call Girl, una bella serie con protagonista Billie Piper che interpreta una escort lanciatissima che di giorno è la solare Hanna, di notte l'infuocata Belle. Guardate la serie. Sto aspettando la quarta stagione. Godetevi Hanna/Belle, le mille luci di Londra e il suo accento cockney/high-class. Un calcio in culo a tutte le convenzioni.

Enjoy your escort!


Zio Robbo




giovedì 26 agosto 2010

...E ORA... (FAITH NO MORE # 7)

Questo è il massimo che sono riuscito a trovare in qualità di audio e video. Easy, cover di una canzone dei Commodores. Le ballate le schifo (come direbbe Scott Ian: DALLABNIKUFESIN) ma questa la tollero. Forse perché in coda allo splendido e inimitabile Angel Dust. Forse per l'assemblaggio di scene del video. A chi non piace, si fotta.


Gustate.

Zio Robbo



lunedì 23 agosto 2010

I WANNA BE SEDATED

Il quartetto del Queens in una delle loro canzoni più famose, metafora del lavoro stancante della band: essere sempre in tour. Nel video i quattro sembrano usciti da un film di Romero. Nella folla che li assale pare esserci anche una giovane Courtney Love, quella zoccola.

Lo stile è sempre quello scazzuto e irriverente.

Enjoy!

Zio Robbo



venerdì 20 agosto 2010

SAVIA-NO

Ho letto Gomorra nell’agosto del 2006. Mi aveva attirato la faccia dolente dello scrittore, in quarta di copertina. E il sottotitolo. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra.

Avevo appena terminato di leggere lo stupendo Romanzo Criminale di De Cataldo e Ragazzi di malavita di Bianconi, versione romanzata il primo, di inchiesta il secondo, sulle vicissitudini dell’organizzazione criminale denominata Banda della Magliana.
Dopo aver letto Gomorra confesso di essere stato un po’ deluso. Alcuni capitoli mi avevano entusiasmato: Il porto, con una scena iniziale spaventosa, da film horror. La descrizione del Sistema camorristico. La guerra di Secondigliano. Kalashnikov. Hollywood. Altri capitoli mi avevano lasciato un po’ freddo.
In sostanza avevo preferito De Cataldo e Bianconi, e speravo di trovare, seppur in un argomento leggermente diverso, le stesse capacità narrative o giornalistiche.

Saviano è diventato poi un eroe. C’è stata dapprima la fatwa dei clan camorristi. I suoi articoli. Le apparizioni televisive. L’appello di scrittori e intellettuali affinché lo Stato proteggesse Saviano con la conseguente sconfitta della criminalità organizzata. Come in un film a lieto fine. Poi lo scivolone dello stesso Saviano lo scorso aprile. Uno scivolone sulla buccia di banana dell’auto-immolazione.

Soffermiamoci su alcuni punti. Primo: Gomorra. Il libro. Da quel marzo 2006, quando è stato pubblicato da Mondadori per la collana Strade Blu tutti, ma dico proprio tutti, volevano leggere o hanno letto Gomorra. Una moda, per il gusto italico, come tante altre. L’impegno civile del popolo, come quello di chi mette sul profilo di Facebook il logo di Emergency per lavarsi la coscienza da tutti i peccati ed essere solidale con realtà lontanissime (Tommaso Labranca ne ha scritto uno splendido articolo su Collateral, rubrica fissa della rivista Film Tv…grazie alla Firma Cangiante che me l’ha fatto leggere qualche mese fa!) è diventato quello di comprare Gomorra.

Non credo che tutti lo abbiano letto e vorrei chiedere a chi l’ha letto cosa ha capito.
A parte le considerazioni formulate più su, credo che il messaggio del libro (lo definirei, come ha fatto il collettivo di scrittori Wu Ming nel saggio New Italian Epic, Un Oggetto Narrativo Non Identificato. Etichetta esaustiva e meno ridondante di altre) che ho colto sia semplice e lampante.
Saviano, o meglio Gomorra, consideriamolo come un Oggetto dotato di vita propria, definisce la terrificante teoria marxista del potere criminale, già delineata da Manchette, lo scrittore francese che ha ri-generato il romanzo noir (e che considero un genio): criminalità organizzata e potere economico sono strettamente correlati. Il potere criminale è la colonna, o una delle colonne portanti dell’economia. Se cadesse questa colonna, l’intera economia colerebbe a picco. Altro che Crisi. Ecco perché, in maniera cupa e pessimista, non credo che esista alcun lieto fine.

Poi. Per de-savianizzare Saviano, tutti, ma proprio tutti, a partire dai suoi colleghi scrittori, avremmo dovuto utilizzare qualsiasi forma d’arte per manifestare un impegno civile pari a quello di Roberto. Solo così la criminalità organizzata, Camorra o Mafia che sia, non avrebbe potuto prendersela con alcuno. De-savianizzare Saviano. Pensateci.

Arriviamo ad aprile ultimo scorso. Burlesconi, seguito a ruota dal fido Emilio Fido (sarebbero due ottimi Don Chisciotte e Sancho Panza, se solo avessero intrapreso una seria attività artistica) dichiara che un libro come Gomorra in realtà nuoce perché pubblicizza all’estero un’immagine negativa dell’Italia. Complimenti per l’acume. Come se all’estero non sapessero già dell’esistenza di un’Italia da Operetta. Come se una cosetta come la mafia non l’avessimo esportata noi, il popolo di santi, poeti e navigatori. Ma per piacere.

Saviano però è caduto nella trappola, va senza dire. Invece di far parlare il suo Gomorra e rinchiudersi in un’invisibilità pari a quella di maestri della stessa quali Salinger, Pynchon e Pessoa, dopo le rassicurazioni di Marina Berlusconi alias Mondadori sulla libertà di espressione, Roberto chiede che tutti i dipendenti della casa editrice di Segrate una presa di posizione nei suoi confronti.
Mi chiedo: le ingenti royalties gli han dato alla testa? Sputa nel piatto dove ha mangiato? Non è meglio il silenzio, e che a parlare sia Gomorra?
Quando si decide di pubblicare per Mondadori o Einaudi bisogna saper scindere politica, letteratura e impegno civile. A quel livello, e ancor più dopo un successo planetario, se non si è d’accordo con l’azionista di maggioranza o minoranza bisogna preferire il silenzio e che a parlare sia il libro. Credo. O gli avvocati, se ci si sente diffamati. Le dichiarazioni di Burlesconi lasciano il tempo che trovano. Se Roberto avesse pubblicato con una casa editrice meno famosa tutto questo scalpore ci sarebbe stato?

Non lo so.

Per dovere di cronaca e dovizia di particolari lascio il link a un articolo dettagliato sullo scivolone di Saviano sul blog di Federica Sgaggio, da cui ho tratto ispirazione. La fonte è sempre il blog dello scrittore, insegnante e musicista Valter Binaghi. Grande Federica!

Meditiamo. In silenzio. Invisibili.







giovedì 19 agosto 2010

I FACEBOOKED YOUR MUM

SOTTOTITOLO: LA VOGLIA DI C#*ZO AI TEMPI DI FACEBOOK


"Ci sono ragazzi che sono in grado di lasciare una ragazza. Io non sono tra questi. Le ragazze, le donne, sono molto più determinate e decise della maggior parte di noi uomini. Ne sono convinto.
Quando prendono la decisione, non demordono. Non tornano indietro. No.

I ragazzi, gli uomini…è diverso. Se mollano una ragazza è perché sono davvero stufi della relazione o perché sono davvero dei dritti. Dei fighi. Mollano la tipa per rinegoziare i termini del rapporto con Lei. In questa fase le ragazze, di solito astute come volpi e spietate come mantidi religiose, diventano molli come budini e seppur non proprio innamorate di Lui cadono in una strana forma acuta di depressione simile alle paranoie delle quindicenni nei primi due anni delle scuole superiori. Non vogliono essere lasciate. Devono essere loro a lasciare. E che cazzo. Intanto il Lui di turno magari se la spassa con una di quelle ragazze che vogliono solo divertirsi come Cindy Lauper. Nel frattempo Lei cerca conforto nelle amiche o ex-amiche che ritrova dopo tanto tempo, esce, incontra nuovi ganzi ma il suo cuore batte solo per Lui, a cui giura fedeltà e amore eterno. Lui si stanca delle ragazze che vogliono solo divertirsi come Cindy Lauper, riprende i contatti con Lei, la lascia rosolare ancora un po’ a fuoco lento, poi le dichiara fedeltà e amore eterno. Avendo la meglio su di Lei, ormai imbambolata dopo tanto dolore ma ora Sua Per Sempre. Solo qui le donne mostrano la loro vera debolezza. Il loro punto debole. L’abbandono e il dolore che consegue le rendono deficienti. Invece di mandare affanculo Lui dopo aver patito le pene dell’inferno, cascano a piedi uniti nella trappola. Per sempre. Il nostro sarà un amore infinito, vero? Ma per piacere.

Ecco. Vorrei essere il Lui di turno. Far parte di quella minoranza di stra-fighi. Invece sto nella maggioranza. Nella parte sbagliata. Come al solito.

In quella minoranza ci sono anche quei ragazzi, quegli uomini che riescono a non tornare sui propri passi. Che però non rendono un favore alla società. No. Trasformano le donne abbandonate in veri e propri mostri di acidità. Decise ad annientare qualsiasi maschio che si avvicini a loro. Lamentandosi poi di non trovare Il Principe Azzurro.

Riusciremo mai a comprenderci, uomini e donne, ragazzi e ragazze?
No. Non ci riusciremo. Mai."


Premessa: non ho un profilo su Facebook. Però due persone a me vicine mi permettono di utilizzare i loro profili e così ne approfitto per sublimare l’ipocrisia del conservatore bigotto, con monocolo e pipa in bocca, che alberga in me. Come un moderno Peeping Tom spio in questo buco della serratura grande come il mondo per farmi, senza la mia vera identità, i cazzi di chiunque. A volte stare con due piedi in una scarpa (e con un bel sassolino, che rappresenta la coscienza, all’interno della stessa) è un bel piacere segreto. Come la masturbazione.

Precisazione: il pezzo tra virgolette l’ho già postato lo scorso 26 aprile. L’ho scritto in quella cosa che si chiama manoscritto a cui sto lavorando da tempo e bla e bla e bla. Si può considerare come la riflessione, in forma narrativa, delle categorizzazioni femminili che trovo spiando su FB.

In parole povere: adoro le donne ma le considero creature misteriose e un po’…ecco… pericolose. Talvolta vorrei essere donna per un paio di giorni (non in quei giorni, però!) e provare l’ebbrezza del potere conferito dal sorriso verticale che loro si portano appresso da sempre. Un prodotto che non conosce crisi o altre amenità varie. Che vende molto più delle armi o della droga. Un prodotto che, se non sei particolarmente sfigato, riesci a ottenere in modo gratuito e senza impegni.
Qui scattano le mie elucubrazioni. Come si evince dal pezzo in corsivo, le donne più pericolose sono quelle che sono state lasciate. Sì, perché loro non vogliono e non possono essere lasciate. Sono loro a dover lasciare. Imperativo categorico. Secondo me non è tanto il dolore dell’abbandono, ma il dolore di non aver esercitato il potere che permette loro di abbandonare gli uomini. Le donne abbandonate da un figo pazzesco (figo solo per aver avuto le palle di mollarle, eh!) che non torna sui suoi passi sono le peggiori. Devono dimostrare al mondo che va tutto bene. Che loro sanno come divertirsi. Che con le loro socie (leggi: amiche) non hanno più bisogno degli uomini. Uomini? Puah! Ho le mie soc!(leggi: amiche) Meno male che quando sono depresso decido sempre di tapparmi in casa.

Molte di loro però affrontano periodi di depressione. Cercano, vogliono ri-trovare la persona giusta, quella che potrebbe/dovrebbe far provare loro emozioni in realtà mai sopite. Non si accorgono però che questi fantomatici super-uomini vivono solo nelle loro fantasie. La realtà è fatta di gente normale, che però loro snobbano. La normalità fa paura. Servono uomini duri. Sicuri di sé. Un po’ stronzi. Ma anche teneri. Molle non lo sento, duro mi fa male, ripeteva mio nonno. La soluzione: duro che duri?

Ancora peggio le donne che ri-tornano con il tipo, perché questi è tornato sui suoi passi. Potrebbero mettersi un burqa e farla finita. Non le puoi avvicinare. Se ti mostri interessato ti tagliano le mani.
E le donne che stanno da sempre insieme al loro amore adolescenziale? Ho conosciuto ragazze giovani, ventidue massimo ventitrè anni, che si portavano sul groppone storie di dieci, dico dieci anni alle spalle. Ma siamo matti? DIECI ANNI? Il nostro sarà un amore infinito? Aiuto. Mi viene male al solo pensiero.
Comunque prova ad avvicinarti a loro. Prova. Altro che lupara bianca. L’unica alternativa è il suicidio. Un semplice interessamento e zàc! Ti tagliano le palle. Aspetto solo che la ruota giri. Così mentre noi uomini invecchieremo come il buon whiskey, loro diventeranno delle vecchie minestre. Non le calcolerà più nessuno. Contrappasso.

Possibile poi che alcune persone scambino il semplice interessamento, del tipo “mi piaci lo so che sei impegnato/a e mi spiace” come un istigamento al tradimento (che fa pure rima)?
Tradire. Tra-dire. Uscire fuori dai ranghi. Dagli schemi. Non voglio certo fare un’apologia del tradimento, ma come ha detto qualcuno (non ricordo più chi) la verità del tradimento non sta nella menzogna?
Ecco. Come non esiste l’amore infinito credo che non esista il partner perfetto.
Meglio: di santi, in giro, ce ne sono davvero pochi. Credo che tutti almeno una volta, anche solo con il pensiero, abbiamo tradito il partner. Un caffè con un/una collega simpatica è già un tradimento? O i pensieri, i sogni impuri che facciamo nei confronti di chi magari conosciamo da anni? Finiremo all’inferno per così poco?

Non so. Se si decide di tradire il partner non siamo certo condizionati da un concetto di male esterno tanto caro alla tradizione cattolica (e al relativo senso di colpa che ne consegue). Esercitiamo il nostro libero arbitrio. E dovremo anche scrollarci di dosso i tanto odiati sensi di colpa.
Si vivrebbe il tradimento in modo più sereno. Credo. Ripeto: non voglio apologizzare nulla che per il senso comune rappresenti un’abiezione totale.
Non voglio finire sotto processo come Socrate e poi bere la cicuta. No. Lungi da me.
Il discorso della fiducia e della gelosia è piuttosto complesso da affrontare. Il rispetto del partner che amiamo. Non si può quindi amare qualcuno e nel contempo desiderare qualcun altro? Il terreno sta diventando scivoloso. Le combinazioni sono molteplici e non si può generalizzare troppo.
Credo che un eventuale tradimento debba essere vissuto internamente. Non utilizzarlo come alibi per porre fine a qualsiasi tipo di relazione e non rivelarlo mai al partner, per evitare di rendergli la vita un inferno.
Il tradimento appartiene al foro interno di ognuno di noi. Quegli armadi pieni di scheletri che non vanno mai aperti.
Una ragazza con cui ho vissuto una relazione per un certo periodo (e che ha dato vita a un personaggio che sto utilizzando in quella cosa che si chiama manoscritto a cui sto lavorando da tempo e bla e bla e bla) mi aveva ammonito in modo positivo: “non mi interessa se ti piace prendere degli stuzzichini fuori dalla nostra storia, e non lo voglio sapere. L’importante è che torni ogni sera da me”. Ovvio che il monito non era a senso unico.
Certo il teorema della mia amica presta il fianco ad attacchi e critiche di ogni tipo. La semplicità di cui è pervaso però mi ha sempre fatto riflettere. Torniamo alla domanda di qualche riga più su: Non si può quindi amare qualcuno e nel contempo desiderare qualcun altro?
Si vivesse il tradimento con più leggerezza, forse…

Altra differenza tra uomini e donne è proprio il ruolo in un ipotetico triangolo amoroso. Le donne soffrono a essere l’angolo acuto della triplice relazione. Come amanti finiscono per considerarsi (forse) la seconda scelta. Forse. Dal canto mio credo che gli uomini ci sguazzino un po’ di più. Mi è sempre piaciuto essere quell’angolo acuto e acuminato.

Poi. Ci sono donne (ma anche uomini) che utilizzano social network (e chat) per diventare affermate/i navigatrici/tori di lenzuola. Come riflettevo con una persona che mi sta molto simpatica, perché non arrotondare facendosi pagare? Solo la pornografia può pagare? Si diventa dei poco di buono stabilendo un prezzo o lo si è già dandola/lo via praticamente gratis?
Dal canto mio l’ho sempre detto: I LOVE PORN GIRLS.

Il problema dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, Internet prima di tutti, è che hanno aumentato il concetto di cultura pop(ular). Romanzi che fino a poco tempo fa erano considerati cervellotici come, chessò, La Storia di Lisey di Stephen King ora sono di largo uso e consumo. Larghe fette di popolazione lo comprendono perché abituati a un consumo maggiore di strumenti e concetti che dieci, quindici anni or sono erano appannaggio di una ristretta élite. Per questo ho scritto la voglia di c#*zo ai tempi di Facebook, come sottotitolo.
Da qui le ragazze che si vendono in webcam o fanno le escort senza protettore/trice, utilizzando siti web più o meno criptati.

Non se la prendano le donne per quanto ho scritto: le adoro e se non le adorassi non ne avrei scritto. Non giudicatemi misantropo o misogino. L’intento delle mie parole è semi-serio. Non serioso, per carità. Amo le donne perché sono complesse e delicate allo stesso tempo. Complesse. Delicate. Complesse.

Qui un interessante link ai pericoli e alle insidie che si celano dietro la Madre (o il Padre, dipende dai punti di vista) di tutti i Social Network. L’ho estrapolato dal blog dello scrittore, insegnante e musicista Valter Binaghi.

I FACEBOOKED YOUR MUM.

mercoledì 18 agosto 2010

...AND NOW FOR SOMETHING COMPLETELY DIFFERENT (FAITH NO MORE # 6)

Continua l'ossessione per i Faith No More. Falling To Pieces, dal disco apripista The Real Thing. Video dai colori, vestiti e immagina-rio mooolto anni novanta.

Non vi piace? Rispolverate i cd di Gigi D'Alessio, di Max Pezzali con gli 883, di Vasco Rossi. Quello vi meritate.

Enjoy!

Zio Robbo



martedì 17 agosto 2010

HUNG

A voi la sigla di Hung. Superdotato. La serie tv del network HBO (attualmente alla seconda stagione) mostra le tragicomiche avventure di Ray Drecker, ex ragazzo prodigio del basket che dopo un infortunio vede la carriera incenerirsi e si trova suo malgrado ad allenare una squadra di pallacanestro di un liceo di Detroit.

Poi. Affronta il divorzio con la moglie, già locale reginetta di bellezza che si sposa con un ricco ma quanto inetto (e brutto) dermatologo.

Inoltre. La sua abitazione va a fuoco per un corto circuito e visto il magro stipendio, Ray dovrà vivere in una tenda davanti al rudere della sua casa , intenzionato a ricostruirla mattone dopo mattone.

Infine. I figli, due campioni di goffaggine e bruttezza, lo abbandonano per unirsi alla madre.

Ray rimane solo. Ma grazie a Tanya, una poetessa brutta e sfigata, conosciuta a un seminario per trovare il proprio strumento vicente, ecco...Ray trova il suo strumento. Essendo superdotato (Hung, appunto) diventa un gigolò, sfruttando il proprio pisello per ingroppare miliardarie insoddisfatte e sole, casalinghe disperate, donne incinte, ragazze decise a festeggiare particolari ricorrenze con lui. Hung. Per soldi. Tanya diventa la sua protettrice e...

Ray è interpretato dall'attore Thomas Jane, marito della bellissima Patricia Arquette, già Allison Dubois in Medium. Se non conoscete Medium, correte ai ripari altrimenti Zio Robbo vi prende a testate.

Ecco la sigla di Hung, sulle note di I'll Be Your Man dei Black Keys.

Enjoy.


Zio Robbo



lunedì 16 agosto 2010

I DON'T WANT TO GROW UP

Una canzone di Tom Waits. Un inno all'eterna gioventù o giovinezza. O il titolo del secondo album dei Descendents, punk band californiana degli anni ottanta.

Nel primo caso lascio la cover dei Ramones. Non posso scrivere nulla dei Ramones, come per i Faith No More. Sono storia. La Joey Ramone Place, a New York, è un omaggio della città a un personaggio che è stato, con la band, un emblema culturale e musicale del punk rock.

La formazione iniziale: Joey, Johnny, Dee Dee e Tommy. Quella finale: Joey, Johnny, C.J. e Marky.

Quattordici album in studio. Sei album dal vivo più una serie di raccolte.

Hey, Ho, Let's go!
Gabba Gabba Hey. One, Two, Three, Four.

Nel video si vede la band cantare e suonare in un mondo a cartoni animati.

Il disco è l'ultimo pubblicato: Adios Amigos.

Enjoy.

Zio Robbo



domenica 15 agosto 2010

...E ORA QUALCOSA DI COMPLETAMENTE DIVERSO (FAITH NO MORE #5)

Sì. Qualcosa di completamente diverso. Nuovo video per descrivere la mia ossessione per i Faith No More. La canzone è Everything's Ruined. Dall'album Angel Dust, secondo di quattro album pubblicati e, a mio modestissimo parere, unico e inimitabile. La formazione con il chitarrista Jim Martin rimane la migliore in assoluto. Il video è abbastanza fuori di testa...bellissimo. Ascoltate l'intero album. Poi mi direte. Se non avete voglia potete ascoltare come al solito Vasco Rossi, i Gemelli Diversi, Ligabue o, perché no, gli inascoltabili U2.

Enjoy!

Zio Robbo


sabato 14 agosto 2010

CALL ME (AGAIN)

Ci risiamo. Ecco a voi Sabrina e Samantha nella cover di Call Me, pezzo trascinante del film - noir (???) American Gigolò, interpretata da Debbie Harry con i Blondie.

Il trash non conosce limiti spaziali o temporali. Sabrina e Samantha, dagli anni ottanta in cui ero un bambinetto strambo, le aspetto in una scena soft-core-lesbo. Chissà.

Godetevi il trash.


Zio Robbo



giovedì 12 agosto 2010

ENGLISH SUMMER RAIN


"Ho comprato una tovaglia,

era tutta righe e quadri,

l'ho comprata in Cornovaglia,

ma che cara son dei ladri.

Ma le donne che piacere,

come sei non ci fan caso,

non stan tanto lì a vedere,

se c'hai storto pure il naso,

se sei brutto o se sei gobbo,

può toccargli anche il sedere,

quel coglione di Zio Robbo."


Zio Robbo è tornato lunedì dopo 10 giorni di Inghilterra e Cornovaglia. La Firma Cangiante ha sublimato il suo desiderio di poesia nei miei confronti con i versi, dalla metrica incerta, che lascio per i posteri ad memoriam.

La foto ritrae Zio Robbo in vacanza. Lascio un video dei Placebo, che non mi pacciono troppo, anzi, ma il titolo della canzone e il video con le immagini assemblate su misura invece le gradisco, nell'attuale momento.

Enjoy your English Breakfast.

Quel coglione di Zio Robbo



domenica 25 luglio 2010

FAITH NO MORE # 4

Ancora. Faith No More. Dall'ultimo disco Album Of The Year. La canzone è Stripsearch. Dal mio modesto punto di vista si sente l'influenza dei Mr. Bungle, eterno gruppo di Mike Patton. Il video è una piccola spy-story. Occhio alle scene finali, che di-spiegano l'intera trama del video.

Basta parole.

Enjoy.


Zio Robbo


sabato 24 luglio 2010

ZIO OZZY

Iniziò a Birmingham nel 1968. Ozzy Osbourne, Tony Iommi alla chitarra, Geezer Butler al basso, Bill Ward alla batteria. I Black Sabbath. E la successiva influenza a quello che oggi si definisce Heavy Metal.

Poi. La carriera solista di quel pazzo di Ozzy e la Ozzy Osbourne Band, nella storica formazione con Zakk Wylde (Black Label Society) alla chitarra, Rob Trujillo (Suicidal Tendencies) al basso e Mike Bordin (Faith No More) alla batteria.

Lascio il video di Get Me Through. Ozzy che risorge come un vampiro e le groupies con i pantaloncini con su scritto Ozzy: fantastico! Thrash come pochi.

Enjoy.


Zio Robbo



venerdì 23 luglio 2010

DETHKLOK

Premessa: ieri sera ho visto l'ultimo episodio della terza stagione di Ashes To Ashes, serie tv di cui ho già parlato in vari post. Bellissimo finale. Bellissima serie.

Consiglio: guardatevi le due serie di Life On Mars versione U.K., poi guardatevi Life On Mars versione U.S.A. (sono diciassette episodi con un bel finale, e si discosta a metà serie dal gemello inglese), poi passate ad Ashes To Ashes, tre stagioni stupende, senza mai una caduta di tono.

Lascio il video della band virtuale (come i Gorillaz) Dethklok, protagonisti delle serie tv a cartoni animati Metalocalypse, su questa brutal-death-metal band metà svedese e metà americana. Celebrazione e parodia della cultura metal, i cinque componenti della band (Nathan Explosion - voce, Skwissgar Skwigelf - chitarra ritmica, Toki Wartooth - seconda chitarra e Keyboards, Pickles - batteria e William Murderface - basso) hanno una popolarità strepitosa a livello mondiale, i loro concerti sono pericolosissimi e la loro tendenza a generare caos e disastri attrae l'attenzione di un gruppo di persone, The Tribunal, che sorveglia le loro attività.

Divertentissimi. I Dethklok hanno pubblicato due album, The Dethalbum e Dethalbum II. Nei vari episodi ci sono camei di musicisti famosi quali James Hetfield, Mike Patton, King Diamond, Marty Friedman, Kirk Hammett e Scott Ian.

A me Nathan Explosion ricorda il compianto Peter "Type O Negative" Steele, che ci ha lasciati troppo presto.

Lascio il video di Go Forth And Die, dal primo disco.

Enjoy!


Zio Robbo



giovedì 22 luglio 2010

FAITH NO MORE # 3

Altro video di Mike Patton e soci. Dall'ultimo disco, Album Of The Year. Il pezzo è Last Cup Of Sorrow. Il video è una parodia dello stupendo film di Sir Alfred Hitchcock Vertigo (La donna che visse due volte), con James Stewart e Kim Novak. Se non lo avete ancora visto (il film, intendo) perché occupati a vedere le cazzate di, chessò, quel coglionazzo di Pieraccioni, allora andate a procurarvene una copia e godetevi il capolavoro. Godetevelo, perché il film è stupendo e Hitchcock è stato, è e rimarrà sempre un genio.

Intanto guardate il video e la canzone. Se non vi garba la mia ossessione per i Faith No More potete sempre ascoltare Vasco Rossi, o Ligabue. O Fabri Fibra. Fottetevi.

Enjoy the silence
.


Zio Robbo



mercoledì 21 luglio 2010

CHI TI FARESTI? # 4




Nuovo episodio della rubrica Chi Ti Faresti?, aperto a uomini e donne. Oggi Sabrina Salerno contro Samantha Fox. Nonostante lo Strabismo di Venere della Sabrina Nostrana, i miei cinque lettori non faticheranno a capire che Zio Robbo si farebbe di brutto l'inglesissima Samantha Fox. I miei sogni bagnati e adolescenziali avevano come costante soggetto proprio lei.

Le due icone anni 80 ultimamente hanno coverizzato la canzone Call Me dei Blondie con Debbie Harry, canzone - tema principale di quel noir (?) che è il film American Gigolò con Richard Gere. A breve posterò anche il video, dove le due vecchie minestre di Sabrina e Samantha sono ancora pettorute e in forma smagliante, nonostante gli anni 80.

Enjoy.

Zio Robbo

martedì 20 luglio 2010

THE SWEDISH CONNECTION # 3

Ancora Svezia. The Cardigans, gruppo nato nel 1992. Lascio il video di My Favourite Game, in una versione non censurata, visto che per i contenuti diseducativi e non politically correct e bla e bla e bla. Che palle la censura.

Lo sfondo del video è il deserto del Mojave in California. Il finale del video è uno dei quattro finali alternativi dedicati al video. Memorabile lo scontro con il furgone della band e l'omicidio del pupazzo del gatto Felix.

Enjoy.


Zio Robbo



venerdì 16 luglio 2010

DAITARN 3 (AGAIN)

Visto che mi sono accorto che nel post del 10 maggio hanno rimosso la sigla del bellissimo Daitarn 3, eccomi pronto a ri-postarla. Daitarn 3, l'unico robot a energia solare, non può essere rimosso impunemente. Una delle serie animate migliori di tutti i tempi. Enjoy!

Zio Robbo



mercoledì 14 luglio 2010

THE BAD TOUCH

Chi se li ricorda? I Bloodhound Gang, meteora (credo) nel panorama musicale mondiale nel 1999 grazie alla canzone e al video che lascio in coda al post odierno.

Il titolo del pezzo non so bene se si riferisca al concetto di mano morta o alla masturbazione in senso lato; rimane in ogni caso un inno alla libertà in fatto di gusti sessuali, soprattutto quando nel ritornello incita a fare sesso come i mammiferi su Discovery Channel.

Poi. Le scimmie interpretate dai componenti della band, che dileggiano le persone nella capitale francese. Con la faccia di scimmia che mi ritrovo sarei stato perfettamente a mio agio tra loro.

Inoltre. Dopo aver intrappolato cuochi, nani e ballerine le scimmie li ingabbiano per poi ballare tutti insieme una coreografia che imita uno sculacciamento e la posizione definita doggy-style.

Infine. I riferimenti al grooming, pratica diffusa tra i primati che consiste nel pulire i propri compagni da vermi e parassiti. Nella scena finale, oltre alla morte del nano fuggito dal gruppo, una scena di defecazione di coppia. Molto particolare. Humor offensivo e osceno, ma molto, molto divertente. Alla larga da tutti i tabù.

Buona visione e ascolto.


Zio Robbo



martedì 13 luglio 2010

SWEDISH CONNECTION # 2

Il punk l'ho sempre concepito come Ramones e Sex Pistols, Public Image Ltd. e Killing Joke. Dovrei scriverne per giorni. Come ho detto nel post dedicato al punk come Urban Jungle, la palma d'oro al punk va al nichilissimo GG Allin e i suoi The Murder Junkie.

I Millencolin sono svedesi, attivi dal 1992. Nell'ondata punk degli anni 90 li ho ascoltati per diverse estati della mia vita. Sono legati forse più a quel periodo felice della mia esistenza. Ecco perché li ricordo con piacere. Consiglio i primi tre album: Same Old Tunes, Life On A Plate, For Monkeys. Devo poi decidere quando recarmi a Stoccolma.

Lascio il video di Penguin and Polars Bears.

Buon ascolto.


Zio Robbo



giovedì 8 luglio 2010

FAITH NO MORE # 2

Altro video dei Faith No More. Epic. Sempre dall'album The Real Thing. Come non può piacere la loro musica? Si fottano nell'ordine Vasco Rossi, Ligabue, Max Pezzali e Jovanotti. Altri mostri non mi vengono in mente. La nuova musica italiana? Ma per piacere!

Altra domanda: la maglietta bianca di Mike Patton, che indossa sotto la pioggia. A quale gruppo si riferisce?

Buona visione e ascolto.


Zio Robbo



mercoledì 7 luglio 2010

SWEDISH CONNECTION #1

Gli svedesi Clawfinger hanno rielaborato in un modo tutto personale il concetto di crossover. Nati a Stoccolma nel 1989, hanno pubblicato sette dischi. Il migliore in assoluto è il primo, Deaf Dumb Blind del 1993. Dieci canzoni una più bella dell'altra. Un album fondamentale al pari di Rage Against The Machine dei R.A.T.M.

Lascio il video di Nigger, primo singolo di un successo internazionale che li porterà a suonare insieme agli Anthrax, agli Alice In Chains e ai Faith No More.

I Clawfinger ebbero qualche problema legale per il titolo della canzone che appariva non politicamente corretto. Come spiegato dagli stessi artisti e dal testo della canzone, Nigger è una complessa dichiarazione contro ogni tipo di razzismo. Recita infatti una strofa del testo: You're the real niggers.

Buona visione e ascolto.


Zio Robbo



martedì 6 luglio 2010

CYPRESS HILL

Ripeto: il rap va spiegato ai bianchi. I bianchi non possono fare rap. Se lo fanno, fanno ridere. Solo i negri (nell'accezione politicamente corretta!) possono fare rap.

I Cypress Hill mi sono stati sempre simpatici. Come i RUN-DMC e i Public Enemy.

Lascio il video di How I Could Just Kill a Man? dall'album Cypress Hill. L'estetica del ghetto è tutta black.

Buona visione.


Zio Robbo



lunedì 5 luglio 2010

FAITH NO MORE # 1

Non posso scrivere nulla riguardo i Faith No More di Mike Patton, Bill Gould, Roddy Bottum, Mike Bordin, Jim Martin (sostituito da Trey Spruance e ora da John Hudson).

Bisogna ascoltarli. Vederli dal vivo. Mike Patton è un piccolo genio pazzo.

Partiamo con From Out of Nowhere, dal disco apripista The Real Thing.

Buona visione e ascolto.


Zio Robbo


lunedì 28 giugno 2010

RENEGADES

I Rage Against The Machine mi sono piaciuti con l'omonimo album del 1992. Il combo formato da Zack de la Rocha, Tom Morello, Brad Wilk e Tim Commerford si è poi perso per strada, sciogliendosi dopo l'album di cover Renegades. Si è perso perchè, a mio avviso, l'impegno politico verso una sinistra rivoluzionaria e barricadera ha fatto perdere la qualità o l'attenzione alla musica: quel crossover di rap e metal che era davvero compatto e potente nel primo disco.

Vada per la battaglia sui diritti civili e le minoranze etniche, ma fissarsi contro il sistema capitalista e poi pubblicare con una major quale la Epic, figlia della Sony, pare un po' un azzardo, no? Comunque, siamo in democrazia o facciamo finta di esserlo, ognuno è libero.

Da ricordare l'esibizione dei RATM al Lollapalooza nel 1993, dove si presenatrono nudi sul palco, bocche cucite col nastro adesivo e quattro lettere, una sul petto di ciascun componente, a formare l'acronimo PMRC (Parent Music Resourc Center), la censura dei dischi negli USA. Il politicamente corretto. Per intenderci.

Poi. Lo scioglimento nel 2000, i progetti solisti di de la Rocha, gli Audioslave, gruppo che ai tre RATM senza de la Rocha ha aggiunto Chris Cornell dei Soundgarden.

Ora sono tornati insieme, come nel 1991. Posso ancora sperare di vederli dal vivo? Chissà.

Lascio il video di Renegades Of Funk, singolo di Afrika Bambaataa del 1983, da Renegades, cover-album con omaggi a Devo, Cypress Hill, The Stooges, MC5.

Essendosi già separati, il video è un montaggio di esibizioni della band, associazioni ed eroi nella difesa dei diritti civili e un omaggio all'Hip-Hop in senso assoluto: B-boying, writing, turntablism e rap. I bianchi pensino a fare crossover; l'Hip-Hop è black. E basta.

Lettura consigliata: Il rap spiegato ai bianchi, di David Foster Wallace e Mark Costello.

Buona visione (e scommetto che La Firma Cangiante apprezzerà!)


Zio Robbo



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