Quando ho visto per la prima volta il film La Haine di Kassovitz era un sabato sera di non mi ricordo più quale mese del 1995 o 1996. Credo fosse il 95. Non rammento se primavera o autunno. Ero insieme con una ragazza, Teresa, e facevamo coppia fissa da qualche settimana. Pioveva. Non avevo ancora l'auto.
A lei non piacque per niente. Io rimasi entusiasta. A lei non piacque perché l'avevano proiettato in francese, con i sottotitoli. Quando lo rividi qualche anno dopo, in italiano, capii che era stata una fortuna vederlo sottotitolato. In italiano non rende così bene. Poi qualcuno mi spiegò che i dialoghi originali erano in verlan, il gergo parigino dove le parole vengono pronunciate al contrario.
Mi aveva colpito la potenza espressiva delle immagini. Il bianco e nero. La storia, semplice, di Vincent, Hubert e Saïd. Un ebreo, un negro e un maghrebino. Come una barzelletta. Che però non fa ridere.
Ventiquattro ore nella vita di questi tre ragazzi. Dopo la rivolta delle banlieue per l'uccisione di un ragazzo da parte della polizia. Vincent trova la pistola di un poliziotto. Ecco la metafora della frase in corsivo, di Hubert, a inizio post.
Guardate La Haine. In lingua originale. Kassovitz nel tempo si è davvero perso per strada. Nel film interpreta la parte di uno skinhead che poi ha la peggio sui tre ragazzi.
Noi italiani non saremo mai come i francesi. Loro sono riusciti a rovesciare una monarchia. Noi siamo l'italia da operetta. Il popolo di santi, poeti e navigatori. L'esercito di Masaniello.
Il 90% dei ragazzi alternativi, di sinistra, quelli dei centri sociali, non saranno mai dei veri proletari. Fingeranno sempre si esserlo. Fino a quando l'azienda del papà o lo studio rinomato della mamma aprirà loro le porte di un (dorato) futuro.
Termino con le parole di Pasolini. Io detesto la brutalità della polizia e qualsiasi tipo di violenza che metta a tacere la libertà di espressione dell'individuo. Dai roghi del Cinquecento alla violenza generalizzata nei paesi dove non ci si può opporre a un regime. Però Pasolini aveva ragione, dopo la Battaglia di Valle Giulia. Fascismo di sinistra? Ma per piacere.
Quando a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti io simpatizzavo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono figli dei poveri.
Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte della ragione) eravate i ricchi, mentre i poliziotti (che erano dalla parte del torto) erano i poveri.
Lascio la parte iniziale de La Haine.
Buon ascolto e visione.
Zio Robbo