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Queste sono le regole...

martedì 28 settembre 2010

THIS IS NOT AN EXIT



"L’odore del sangue penetra nei miei sogni, che sono, nella maggior parte dei casi, terribili: un transatlantico in fiamme, l’eruzione di un vulcano alle Hawaii, la morte violenta di quasi tutti gli inside trader della Salomon, James Robinson che mi dà una fregatura, io che torno al collegio, e poi a Harvard, e morti che camminano per strada. I miei sogni sono un’infinita serie di incidenti d’auto e disastri aerei, sedie elettriche e macabri suicidi, siringhe e pin up mutilate, dischi volanti, jacuzzi di marmo, granelli di pepe rosa. Quando mi sveglio in un bagno di sudore freddo sono costretto ad accendere il televisore a megaschermo per coprire i rumori provenienti da chissà quale cantiere aperto ventiquattrore su ventiquattro. Un mese fa c’è stato l’anniversario della morte di Elvis Presley. Scorrono le immagini di incontri di football, col volume tenuto al minimo. Sento scattare la segreteria telefonica, una volta, due. È tutta l’estate che Madonna urla: - Life is a mistery, everyone must stand alone…”


Punto di partenza: ho sempre rifiutato la visione dell’adattamento cinematografico di American Psycho. Christian Bale nei panni del protagonista, Patrick Bateman, può risultare davvero azzeccato. Da un punto di vista strettamente personale preferisco immaginare Bateman con il faccione yankee dell’autore, Mister Bret Easton Ellis. In varie interviste lo stesso Ellis ha dichiarato che Patrick Bateman gli è stato ispirato dalla figura del padre, Robert. Come confessa anche nelle prime pagine di quel mirabolante gioco di specchi che è Lunar Park, pubblicato nel 2006.

A me piace immaginarlo come nella foto che lascio a principio post/recensione odierno. Braccia conserte, volto truce e occhiali da sole fascianti.
Ellis = Bateman. Anche qui un altro gioco di specchi. Stranger Than Fiction.
American Psycho, come lo definisce Giuseppe Culicchia in quarta di copertina, è un romanzo terribile e comico allo stesso tempo.
Culicchia ha tradotto il romanzo di Ellis in maniera esemplare, dopo la raffazzonata traduzione della Bompiani, targata anni novanta.
Simon & Schuster, editore di Ellis per Less Than Zero e The Rules Of Attraction, ritardò (forse ad marketing) l’uscita del romanzo a causa di alcune scene pubblicate su alcune riviste che suscitarono l’indignazione di numerose associazioni femminili e difesa dei diritti delle donne. In Germania venne messo all’indice e pubblicato solo nel 2001.

Il pezzo virgolettato a inizio post/recensione è il principio del capitolo Fine degli anni ’80 e credo che esprima al meglio la vera epifania, la reale rivelazione dell’intero romanzo. Incubi, ossessioni, musica, New York. Sangue. Litri di sangue.
Il romanzo narra la vita di Patrick Bateman, giovane e ricchissimo yuppie che vive a Manhattan e lavora, va senza dire, a Wall Street. Ellis descrive l’esistenza gelida e vuota di Patrick che in maniera compulsiva riempie le giornate di sedute dall’estetista, in palestra, cene e aperitivi nei locali più esclusivi di Manhattan. Strisce di cocaina di cui Patrick vede solo l’inizio ma non la fine fanno da contorno agli incontri con i colleghi Price, Van Patten e McDermott. La fidanzata, Evelyn Richards lo adora, così come Jean, la segretaria.

Di lavoro se ne vede poco, tra le pagine. La dorata esistenza di Patrick è solo un modo per cercare di affrontare il gelo interiore che pervade il protagonista. Ossessionato da tutto e tutti. Dal ristorante Dorsia, dove non riesce mai a prenotare un tavolo. Dai biglietti da visita. Dai marchi, brand e griffe che incorniciano i corpi delle persone che lo circondano. A malapena riconosce il viso di chi gli sta intorno, occupato a enumerare le marche di scarpe e vestiti.
La videocassetta di Omicidio a luci rosse di Brian De Palma, vista per ben trentasette volte di seguito. Il Patty Winters Show, talk-show che scandisce con inutili idiozie le mattinate di Patrick.

Bateman è solo un povero imbecille. Una caricatura. Crede di essere il più bello, il migliore, più in gamba di tutti. Mezzo impotente, riesce a farselo rizzare solo a botte di cocaina e film porno.
I dialoghi con i colleghi e le persone che incontra sfiorano il ridicolo. Il talento comico di Bateman è innato. Una comicità involontaria. Per fare un esempio, a una festa di Natale esce fuori dal locale e parla all’autista di una limousine, che lo tratta come un coglione. Bateman si accorge di essere vestito di tutto punto ma si è dimenticato di avere attaccate in fronte un paio di corna di renna. Finte.
Oppure quando incontra Tom Cruise in ascensore ma fa confusione riguardo i film interpretati dall’attore.
Incontri con altri belli e famosi ce ne sono in vari momenti del romanzo: come al concerto degli U2, con un surreale dialogo con il cantante Bono Vox.
La musica, gli hi-fi ipertecnologici, le videocamere sono un'altra ossessione del nostro anti-eroe. Con la sensibilità e il piglio di un giornalista musicale, Bateman-Ellis scrive tre capitoli dedicati ad altrettanti artisti della scena musicale pop-ular anni ottanta: Whitney Houston, Genesis e Huey Lewis & The News. La lucidità con cui affronta gli argomenti musicali rafforzano sempre più l’idea, nel lettore, che Bateman stia uscendo fuori di testa.

Colpa della cocaina? Colpa della palestra? Della pornografia? Del denaro? Della città in cui vive?
New York appare agli occhi di Patrick come un inferno di palazzi giganteschi, di persone che non si fermano di fronte a niente e nessuno, di barboni, tanti, troppi barboni che puzzano e chiedono l’elemosina a ogni angolo di strada, mille luci e altrettante ombre che gli affastellano il cervello saturo di cocaina. Bateman non distingue reale e irreale. Iper-reale è la parola d’ordine, nel suo vocabolario. Una New York da incubo, una città enorme dove Patrick, in lacrime, urla singhiozzando Voglio soltanto essere amato!

La solitudine. Jean, la segretaria, potrebbe salvarlo. Patrick sogna di correre con lei, a Central Park, in una giornata di sole. Una felicità essenziale, semplice, che potrebbe portarlo fuori dall’incubo a occhi aperti che vive ogni giorno.
Pazzia, o meglio follia omicida che lo conduce verso il baratro. Bateman pian piano comincia a uccidere barboni, bambini e ragazze squillo, in un crescendo wagneriano che arriva fino all’orrore puro.
Gli omicidi efferati di diciotto persone e le relative, lucide descrizioni, occupano solo quaranta delle quattrocento pagine del romanzo. Sono quelle che hanno portato scompiglio tra addetti ai lavori e non.
Patrick squarta, mutila, decapita, scrive col sangue sui muri di casa, conserva teste nel frigorifero, divora interiora umane, si cosparge di sangue con cui inzacchera le lenzuola del letto, prova addirittura a cucinare e mangiare una ragazza, una delle tante squillo (ora escort) che si porta a casa.
In una delle scene migliori (o peggiori) del romanzo, dopo aver fatto a pezzi una ragazza, decapita l’altra e, finalmente contento di avere una bella erezione, si porta attaccata all’uccello la testa, leggera, della malcapitata.
Le scene horror sono talmente abominevoli che, come in film quali Evil Dead, conducono chi legge a risate isteriche.

Ellis si è documentato su testi di criminologia per creare, con Bateman, il perfetto Serial Killer Letterario. Verrebbe da dire: il più bel Serial Killer Di Tutti i Tempi.
Alla fine ci si chiede: Bateman compie davvero tutte quelle atrocità? O è solo un modo per farsi notare? I cinesi della lavanderia dove porta a lavare vestiti e lenzuola non dicono nulla, così come la governante che gli pulisce casa da cima a fondo.
Patrick vuole essere amato, vuole essere notato e quindi o è un mitomane o è davvero il Serial Killer Per Eccellenza.

Donald Kimball, un detective, lo interroga e nonostante tutti i tentativi di confessione da parte del protagonista lascia cadere tutte le accuse. La scena è precisa, realistica, quasi cinematografica.
Patrick è sempre più annebbiato. Fuori di testa. Gli sembra di rivedere una delle sue vittime. Si porta un mitra Uzi in palestra. Colleziona vagine.
Intanto gli anni ottanta volgono al termine, ed Ellis ha così scritto il De Profundis di un intero decennio.
Mitomane, Serial Killer, Ritratto Perfetto di un Imbecille, Patrick rappresenta null’altro che il Capitalismo Imperante in una versione non solo metaforica, ma caricaturale. Anni ottanta dorati e bui allo stesso tempo.
Un sistema, quello capitalistico, che divora e distrugge tutto quello che non è omologato, catalogato o griffato. Una perfetta macchina di morte come lo sono solo i killer seriali.

Ellis ha dipinto, con American Psycho, tutto quello che ha odiato in un’epoca dove tutto era permesso a concesso a una classe sociale che possedeva il denaro, Il Capitale, per permettersi qualunque follia e oscenità. Un’oligarchia vuota e pericolosa. Che non è cambiata, negli ultimi venti anni. Che spende guadagni faraonici in modi assurdi. Danneggiando anche il pianeta e riproponendo ciclicamente il problema etico della giustizia distributiva ed ecologico della sopravvivenza dello stesso pianeta Terra.
La metafora sociale e politica di Ellis non è mai tramontata. Patrick Bateman smetterà mai di uccidere?


lunedì 27 settembre 2010

DOVE ERAVAMO RIMASTI? (FAITH NO MORE # 9)

Eccoci. Dall'album che rappresenta il canto del cigno nella produzione musicale dei FNM, con il modesto titolo di Album Of The Year, la canzone Ashes To Ashes.

Se cliccate sul titolo del post, parte il video di Ashes To Ashes di David Bowie. Altra superba canzone.

Poi. Andate a casa e guardatevi le due stagioni di Life On Mars (UK version) e le tre stagioni di Ashes To Ashes. Dimenticate Lost e guardate serie tv con finali degni delle stesse.

Enjoy.


Zio Robbo



venerdì 24 settembre 2010

VIAGGI NEL TEMPO

Tempo presente e tempo passato
sono forse entrambi presenti nel tempo futuro
e il tempo futuro è contenuto nel tempo passato.
Se tutto il tempo è eternamente presente
Tutto il tempo non ha rimedio.


T.S.Eliot



giovedì 23 settembre 2010

SASHA GREY'S (ANATOMY)

Zio Robbo torna con le sue elucubrazioni.

Nel vano tentativo di comprendere le misteriose alchimie che regolano l'universo femminile, mi scontro sempre con gli stessi archetipi. Uno di quelli più interessanti è quello della donna, o ragazza, o femmina che viene abbandonata. Lo ammetto: è una delle mie ossessioni, come Omicidio a luci rosse di Brian De Palma per Mister Patrick Bateman.

Ossessione perché il più delle volte è la Lei di turno ad abbandonare. L'ho già scritto e a costo di diventar noioso lo ripeto: le donne sono molto più in gamba di noi uomini che di solito o siamo uomini di merda o...non so, aggiungete a piacere tutte le varianti da stronzo in poi.

Cadiamo nella sfera dei luoghi comuni: noi uomini siamo poco furbi e quindi incapaci di razionalizzare. Il sorriso verticale femminile diventa come un vizio, anzi una dipendenza, come il fumo da sigaretta o l'eroina e quindi ci trasformiamo in umanoidi incapaci di intendere e volere.

La donna abbandonata. Vuole solo divertirsi. Accipicchia, ha proprio ragione! Usciamo con le amiche, rispolveriamo agendine fitte di numeri e via! A caccia di ragazzi!

Dice: ma scusa, non volevi divertirti (come nella canzone della Cindy Lauper?)
Lei: certo, ma voglio anche INNAMORARMI!

Calma, calma. Cosa cazzo sta succedendo? Divertirsi...innamorarsi...qui c'è qualcosa che non mi torna.

Ecco: le ragazze più zoccole di solito sono quelle che se abbandonate non è che si divertono magari sollazzando i poveri sfigati come Zio Robbo (che è stato sempre tagliato fuori dalla Grande Caccia Alla Fica ), no, loro diventano il Kitsch del Romanticismo, regrediscono al solito stato pre-adolescenziale. Prima si riempivano i Diari Segreti, ora si riempie la Pagina Personale di Facebook di cazzate sull'amore eterno. Il rapporto è poi direttamente e maledettamente proporzionale: più la ragazza è troia (perdonate la volgarità!) più vuol far vedere che non lo è, che lei vuole tornare a spasimare, vuole AMARE!

Per piacere. Fossi donna, e qui lo ripeto a costo di diventare noioso, non mi farei molti problemi a esser più troia (di nuovo! Perdonatemi!) Non la darei via come il pane, ma saprei divertirmi come dico io. Altro che Amore. Le amiche me le porterei a letto, gli amici pure. E nei momenti di solitudine un bel dildo fluorescente risolverebbe ogni cosa. La masturbazione maschile fa cagare, ve lo assicuro. Sono un esperto.

I LOVE PORN GIRLS. Altra ripetizione. Almeno loro, le ragazze del porno, non sono ipocrite.
Pur piacendomi le donne con qualche chilo di troppo (come Billy Bob Thornton in Bad Santa) lascio una foto di Sasha Grey. L'icona del porno popular.

Questione di libertà. Quando si accusa il porno, si accusa la democrazia. Perché la libertà democratica è eccessiva per natura. Non lo dico solo io. Lo afferma, nella Repubblica, Platone.

Quindi, mie care donne sole e abbandonate, divertitevi davvero. Evitate di ricadere nel solito errore. Perché o lascerete il vostro nuovo ganzo, o sarà lui a farlo, se è uno con le palle. Magari perché voi vorrete divertirvi. La ruota continua a girare.

mercoledì 22 settembre 2010

TRAUMA

Dopo alcuni giorni di silenzio, ecco Zio Robbo On The Rocks! Che torna in forma non proprio smagliante.

Stanotte ho fatto un Doppio Sogno, come nella novella dello scrittore Schnitztler. Nel primo ero nella caverna di Platone, nel secondo Matilde, ingombrante personaggio del secondo manoscritto a cui bla e bla e bla si presentava a casa mia vestita metà uomo e metà donna, un androgino perfetto, uscito/a dal Simposio di Platone. Non capivo, nella lentezza onirica del momento, come facesse a sembrare donna e uomo allo stesso momento, lei che se fosse una ragazza da pagina 3 del Sun avrebbe bisogno di due pagine per l'enorme davanzale che si porta dietro. Boh.

Lascio il trailer di Trauma, serie tv che narra di ambulanze, elicotteri e paramedici proletari. Lettura consigliata: I Corpi Neri di Shannon Burke, ISBN edizioni.

Enjoy!


Zio Robbo



venerdì 10 settembre 2010

...SOMETHING COMPLETELY DIFFERENT... (FAITH NO MORE # 8)

Questa volta Evidence, dal disco King For a Day, La Firma Cangiante For a Lifetime (o era Fool For a Lifetime...mah...è lo stesso).

Esempio di quanto i Faith No More non siano mai stai uguali a loro stessi. Di questo disco molti ricordano solo Digging the grave, complice la versione cinematografica del librino Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Brizzi, con annessa canzone nella colonna sonora. Il resto dell'album è tutta un'altra faccenda.

Got a taste of evidence!


Zio Robbo



giovedì 9 settembre 2010

NO GRAZIE...

No grazie, il caffè mi rende nervoso. Film datato 1982, narra in chiave noir nostrana le vicissitudini degli organizzatori del Primo Festival Nuova Napoli, che si trovano a fare i conti con una sorta di Serial Killer dall'improbabile nome di Funiculì Funiculà. La polizia brancola nel buio. Lello Arena veste i panni di Michele, aspirante giornalista, che in una scena memorabile del film farà una tragica intervista a James Senese, che interpreta appunto il sassofonista napoletano.

Altra scena, che lascio in coda al post, è l'incontro (?) di Massimo Troisi, nei panni di Massimo Troisi, con l'omicida (o maniaco, o signor Nervoso...). Colpo di scena finale e comicità assoluta del grande Massimo Troisi.

Enjoy Mr. Nervoso!


Zio Robbo



venerdì 3 settembre 2010

MONORAIL

Visto che la Firma Cangiante li ha linkati, faccio lo stesso, con i Neurz.

In più inserisco il il collegamento al progetto Fenchurch Best Friends, che mi piace molto. La pagina di MySpace è davvero interessante.

Lo è ancora di più il video di Monorail - The Movie, che lascio in coda al post, privando i Faith No More del loro spazio.

Il video e il brano sono un omaggio a uno degli oggetti avveniristici più dimenticati della città di Torino, la monorotaia di Italia '61. Qui il collegamento alla triste storia della monorotaia ALWEG.

Enjoy Monorail!


Zio Robbo



giovedì 2 settembre 2010

GIOCONDA

La canzone che preferisco dei Litfiba. Per un soffio ho perso il loro concerto dal vivo lo scorso luglio, qui a Torino. Il testo di Gioconda sintetizza come ci sentiamo noi maschietti, il più delle volte...il video è kitsch, per carità...ho sempre pensato che Piero Pelù sia l'incarnazione di Randall Flagg.

Se non conoscete Randall Flagg siete dei coglioni fatti e finiti e per rimediare dovete leggere uno dei libri più belli dell'amato e odiato Stephen King: The Stand (in italiano, purtroppo, tradotto come L'ombra dello scorpione...e mi auguro che al traduttore del titolo uno scorpione velenosissimo gli abbia pizzicato la punta del pisello).

Gioconda!


Zio Robbo



mercoledì 1 settembre 2010

WALKING DEAD

Aspetto con una certa ansia il 31 ottobre prossimo venturo per il debutto della series premiere di The Walking Dead, ultima serie del network AMC. Lascio il trailer. Mischia un po' 28 Giorni Dopo, il remake di Survivors e Dead Set e, va senza dire, Romero...

Enjoy, per adesso!


Zio Robbo


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