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mercoledì 21 aprile 2010

NINA NIHIL. ISTRUZIONI PER L'USO.

Come ho promesso e giurato ieri, niente video. Se ne parla domani. Oggi voglio pubblicare sul blog di Zio Robbo la recensione che ho scritto e regalato a colei che considero ormai un'amica e una persona di tutto rispetto: Marta Casarini. Marta ha esordito l'autunno scorso con il romanzo "Nina Nihil giù per terra" per la Voras Edizioni. Il libro mi è piaciuto tantissimo, gradevole e garbato tanto quanto lo è l'autrice. Lo so, ha un effetto strano quello di "postare" un pezzo scritto da Me Medesimo, abbiano pazienza i miei cinque lettori. Un omaggio e un riconoscimento alla bravura di Marta, in ogni caso. Sosteniamo Marta, sosteniamo Voras Edizioni, sosteniamo la piccola e media editoria.

Buona lettura.

Vito Walter Luongo

"Nina è impegnata nell’attività di babysitter. Deve badare alla Cagona, neonata dedita a tre attività fondamentali: pappa, cacca, nanna. Il problema è che la Cagona è legata in modo particolare alla seconda delle tre attività. Molto freudiano. Caga tanto, tantissimo. Come Regan vomitava zuppa di piselli e improperi ne L’esorcista di Friedkin, lei spruzza quintali di merda che Nina deve pulire. Anche i ricchi cagano, anche la borghesia lascia tracce dei propri escrementi, saturi di alimenti bio-logici, che vanno tanto di moda. La mamma della Cagona, la datrice di lavoro di Nina, è una di quelle donne che dopo una giovinezza pasionaria e rivoluzionaria, si è fatta assorbire dalle mode del riflusso degli anni novanta e duemila, diventando una delle tante madame isteriche che imperano nelle ville delle grandi città. Questo è il punto di partenza. Tragico. Nina non si scoraggia. No.

Come contraltare alla Cagona, il lavoro di babysitter le regala soddisfazioni quando è in compagnia di Mela, un concentrato dodicenne di rabbia e dolcezza che si sta affacciando all’adolescenza. Nina racconta a Mela la propria esistenza di ragazzona sovrappeso che si spiaccica per terra e parla con gli oggetti. Li considera vivi. Parlanti. Presenti. La bellezza di Nina è nella burrosità, nelle curve che cerca di nascondere ma che quando vengono mostrate fanno la loro bella figura. I dialoghi, le riflessioni di Nina non scadono mai nel vittimismo. Come dice a un certo punto, citando i Bluvertigo, Agatodemone e Cacodemone si scontrano in lei: la colta ironia rende il personaggio di Nina vivo e credibile. In-credibile. Affascinante.
Uno pseudo fidanzato, Jury, si meraviglia di come Nina baci bene. “Cos’è, credi che perché una è grassa allora non baci bene?”. Chapeau.


Nina Nihil giù per terra è la brillante e convincente opera prima di Marta Casarini, autrice bolognese. Un romanzo sospeso tra Perec e Queneau. Più che gli Esercizi di stile, le parole di Nina hanno il sapore e il profumo di Perec. Forse perché ho sempre preferito quest’ultimo a Queneau. Non so. Gli omaggi letterari e musicali di Nina non si fermano qui.
Nina elenca le tessere e carte fedeltà che possiede, catalogandole in un elenco che avrebbe fatto piacere non solo a Perec, ma anche a Chuck Palahniuk.
In un altro momento del romanzo è presente l’elogio delle mestruazioni: un impareggiabile elenco di virtù delle regole mensili femminili che Irvine Welsh e Bret Easton Ellis si godrebbero insieme, se uno dei due lo leggesse all’altro, in un pub di Edimburgo.
La descrizione della fisicità di Nina, fatta di luci e ombre dentro, di curve e smagliature fuori, sono la migliore lezione di autoironia che un romanzo può impartire. Umorismo pirandelliano a parte, la tatona bolognese si muove a suo agio in un mondo dove gli oggetti si animano e le parlano. Come Jaye Tyler nella serie televisiva americana Wonderfalls.
Due genitori che sembrano disegnati da Magnus; dialoghi brillanti con le amichette del cuore, dai nomi orwelliani; gonne acquistate a Londra, dove le donne sono abbondanti ma nessuno se ne lamenta, che non riescono a contenere fianchi prosperosi. Fantastica Nina. Dopo una serie di ragazzi/fidanzati penosi l’amore, o una specie deformata e deformante di tale sentimento, riesce a fare capolino nell’esistenza di Nina. Un ragazzo con le sembianze di Billy Corgan, un clone del frontman degli Smashing Pumpkins. Wow. Doppio wow.


Un passo indietro, ora. Nel 1994 sono usciti due romanzi, due bildungsroman in cui molti dei giovani e adolescenti di allora, ora trentenni e più, si sono identificati: Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi e Tutti giù per terra di Giuseppe Culicchia.
Il primo l’ho letto fresco di stampa e devo dire che non mi era piaciuto molto. Una tipa come Adelaide, nemesi e insieme sogno proibito del protagonista Alex D., l’avrei presa a calci in culo. Giuro. Il vecchio Alex aspetta e spera, invece. A me dava sui nervi. Avrei picchiato anche lui, me lo fossi trovato davanti. Una storia d’amore platonica. Liofilizzata, oserei dire. L’ho riletto dopo quattordici anni e mi ha fatto ridere e sorridere, provando un pizzico di nostalgia per quel periodo degli anni Novanta, roboante di musica. (Una seccante parentesi: il bolognese Brizzi ha dato il meglio di sé con il successivo romanzo, Bastogne. Chi non ricorda la copertina del libro con la faccia allungata e il naso a becco di Zanardi?)
Per uno come me, sempre vissuto all’ombra della Mole Antonelliana e non all’ombra delle due Torri, l’identificazione maggiore è stata con Walter, il protagonista di Tutti giù per terra. Il Nihil di Nina si addice alla perfezione al nichilismo esasperato di Walter. Che si muove in una Torino visibile ma non vista, per citare Salman Rushdie, al ritmo di Ramones e Sex Pistols, con capitoli brevi e fulminanti come le canzoni del quartetto del Queens. No Future.
Se davvero esiste un mondo parallelo dove i personaggi letterari si incontrano, spero che Walter e Alex D. incontrino Nina. Il primo per evitare paranoie, il secondo anche.
Altra mia speranza è che Andrea Pazienza, il genio fuori sede più famoso d’italia, sia riuscito a leggere il libro di Marta Casarini. Sia che si trovi lassù in cielo, o laggiù attorniato da simpatici diavoli, deve nel modo più assoluto far diventare Nina il personaggio di un fumetto. Come ha fatto con Pentothal o Pompeo. Magari ispirandosi alla paperosa Ava di Cavezzali.


Grazie Nina.


Grazie Marta."

7 commenti:

  1. Ho appena aggiunto Nina Nihil giù per terra alla lista dei libri da acquistare al Salone del Libro.

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  2. Non conosco il libro però che bella recensione.
    Certo che leggere un libro di un'autrice che butta i cartoni della pizza dietro il divano con tutta la pizza dentro dev'essere interessante...

    L'ordinatissimo (Ex L'Archivista)

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  3. Caro Ordinatissimo,
    è una fortuna per lei che, non essendo ancora noi in un regime comunista, Zio Robbo non abbia cancellato il suo commento.
    Vada per la bella recensione, ma con i cartoni della pizza con la pizza dentro ognuno fa quello che gli pare (a me il commento di Marta mi ha fatto ridere tanto...ma lei, caro Ordinatissimo, non conosce Perec, quindi...)

    Zio Robbo

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  4. Soccia che bella recensione! Grazie a te e grazie a tutti i tuoi cinque lettori che si prodigheranno ad acquistare il mio librino alla Fiera di Torino (uh, fa rima, che carino!). Magari, se passerete sabato 15, possiamo anche incontrarci allo stand della Voras!

    Marta

    ps: la pizza, io, la mangio. Non sono per lo spreco di cibo, io. Neanche del cartone, se è per questo! :)

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  5. Il libro di Marta merita una recensione potente come questa. Bravo Zio Robbo!

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  6. Io ho letto entrambi gli autori, ma mi chiedo ahimè se con "Perec" intendiamo lo stesso. Evidentemente ci dev'essere un'incomprensione.

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  7. Il "Perec" a cui si riferisce Robbo è Georges Perec, autore di, tra le altre cose, "La vita istruzioni per l'uso" e "Le cose". In effetti è uno dei miei autori preferiti, nonché mio ispiratore per quanto riguarda alcuni aspetti linguistici, come il largo uso dell'enumerazione.

    Marta

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